un progetto di

Alta Langa Dossier

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Il terroir e il metodo

01SUOLO

02ROCCE SEDIMENTARIE

03ROCCE METAMORFICHE

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I suoli dell’Alta Langa

Suoli

I suoli dell’Alta Langa

Da un saggio diEdmondo Bonelli

La formazione del suolo

Per conoscere e capire un territorio è sempre interessante iniziare indagando le rocce da cui si è originato. Dalle rocce dipende la conformazione del territorio, poiché a seconda del diverso grado di erodibilità si sono creati nel tempo paesaggi diversi per ogni formazione geologica. Quindi le colline che oggi vediamo sono il risultato del modellamento da parte degli agenti atmosferici nel tempo, che hanno agito in modo differente a seconda delle rocce che incontravano, generando rilievi bassi e morbidi oppure scoscesi e dirupati. Dalla roccia poi deriva il suolo, il quale ne eredita i componenti, più o meno modificati dal tempo, e il suolo è la base della vita sulla terra emersa. La vite dal canto suo è una pianta straordinaria che non si accontenta come le altre di trarre dal terreno acqua, elementi nutritivi e un saldo ancoraggio, ma possiede la capacità di far emergere a livello dei nostri sensi le differenze sia dei suoli sia delle rocce su cui viene coltivata.

tutto questo con il giusto grado di modestia di chi sa di trovarsi di fronte a un rapporto antichissimo tra pianta e terra, che in parte resta ancora misterioso.

Il territorio dell’Alta Langa si estende su areali geologicamente suddivisibili in due comprensori: uno di origine sedimentaria e uno di origine cristallina. Il primo è il più esteso e caratteristico poiché rappresenta oltre il 90% della superficie della denominazione, mentre il secondo a oggi ospita pochissimi vigneti, anche se in futuro potrebbe rivelare sorprese interessanti poiché radicalmente differente dalla zona più classica.

mappa geologica dell’alta langa

  • Alluvioni recenti di fondovalle
  • Complesso Villafranchiano e dei Terrazzi Antichi
  • Argille Azzurre e Sabbie di Asti
  • Formazione della Vena del Gesso
  • Marne di Sant’Agata Fossili
  • Formazioni centrali marine: Formazione di Monesiglio, di Cortemilia, di Cessole, di Cassinasco, di Murazzano, Marne di Paroldo, Formazione di Lequio e Formazione di Rocchetta
  • Formazione di Molare
  • Rocce cristalline alpine ed appenniniche

Alluvioni recenti di fondovalle

Complesso Villafranchiano e dei Terrazzi Antichi

Argille Azzurre e Sabbie di Asti

Formazione della Vena del Gesso

Marne di Sant’Agata Fossili

Formazioni centrali marine: Formazione di Monesiglio, di Cortemilia, di Cessole, di Cassinasco, di Murazzano, Marne di Paroldo, Formazione di Lequio e Formazione di Rocchetta

Formazione di Molare

Rocce cristalline alpine ed appenniniche

I suoli di origine sedimentaria

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Fossile di Aturia, mollusco nautiloide tipico delle formazioni profonde dell'Alta Langa

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Fossili di Aphanius, piccolo pesce tipico della Formazione della Vena del Gesso

Con rocce sedimentarie si definiscono quelle che si sono generate attraverso l’accumulo di sedimenti di diversa origine. Nel nostro caso, tutto il processo di sedimentazione si è svolto sui fondali del mare (o di lagune) nel cosiddetto Bacino Terziario Piemontese, che ha occupato per 30 milioni di anni tutto il Piemonte sud-occidentale.

Anticamente il mare si estendeva per tutta l’attuale pianura piemontese, comprese le zone collinari, e dove oggi troviamo le Langhe vi era una zona molto profonda che confinava all’incirca con l’attuale Appennino Ligure, estendendosi fino alle Alpi cuneesi, e verso Nord con la Collina di Torino. L’origine di questa vasta zona profonda è da ricercare nei grandi movimenti della crosta terrestre connessi alla genesi della Catena Alpina. Se da un lato le rocce scontrandosi edificavano le Alpi, dall’altro sprofondavano concedendo al mare di guadagnare profondità che giunsero in alcune fasi a sfiorare i mille metri. All’interno del Bacino si accumularono per lunghissimo tempo, oltre trenta milioni di anni, quantità impressionanti di sedimenti organizzati in strati che si depositarono sui fondali ininterrottamente, arrivando a misurare lo spessore di parecchi chilometri.

La deposizione dei sedimenti variò molto come composizione a seconda delle condizioni: nelle fasi più turbolente vennero trasportati e accumulati sedimenti grossolani come ciottoli, ghiaia (oltre 2 mm) e sabbia (tra 2 e 1/16 mm), in quelle più tranquille invece decantavano le particelle più fini quali limo (tra 1/16 e 1/250 mm) e argilla (< 1/250 mm). In base alla provenienza delle correnti marine si accumulavano minerali ricchi di magnesio o di potassio e gli organismi che si fossilizzavano variavano a seconda della profondità e del clima del momento.

La storia del Bacino è stata registrata nelle rocce. I sedimenti sono stati via via ricoperti dagli strati successivi e poi trasformati in rocce durante la lunga fase di seppellimento e compressione. Così dagli strati composti in prevalenza da limo e argilla si sono originate le tenere rocce grigio-azzurre dette marne; quelli costituiti da sabbia, nel caso non si siano cementati hanno mantenuto il nome di sabbie, mentre se hanno subito una litificazione sono stati trasformati in arenarie o più correttamente areniti, la nota “Pietra di Langa” molto apprezzata in edilizia.

Tutte le rocce sedimentarie della zona sono ricche di calcare, ovverosia carbonato di calcio (CaCO3), derivante dai gusci fossili di microrganismi e dalla precipitazione diretta dall’acqua di mare sui fondali, di conseguenza i suoli derivanti da queste rocce risultano alcalini, cioè con un pH basico.

L’alcalinità o l’acidità dei terreni ha un impatto molto grande sulla vita delle piante poiché influenza la capacità di assorbimento degli elementi nutritivi attraverso le radici. La vite in generale si trova bene a vivere su entrambe le tipologie ma vedremo che, nel nostro contesto collinare, le zone più storiche per la coltivazione della vite sono spesso anche quelle con un elevato contenuto di calcare, il quale modula l’assorbimento di nutrienti, contribuendo all’equilibrio generale della pianta, e ha una correlazione rilevante con l’impronta aromatica. La lunga storia del Bacino termina circa 2,5 milioni di anni fa, quando il mare venne fatto arretrare verso est scomparendo dal Piemonte. Le spinte crostali profonde cambiarono infatti direzione circa 10 milioni di anni fa, poiché dopo la fase di sprofondamento iniziarono a sollevare tutta la zona facendo emergere via via gli strati, inclinandoli verso nord-ovest. Progressivamente quindi, le rocce che erano state a centinaia di metri di profondità vennero alla luce e da subito furono esposte agli agenti atmosferici che ne iniziarono il modellamento, processo tutt’ora attivo. Le marne, essendo composte da materiali fini, si erosero più lentamente, dando origine a colline molto morbide, dai pendii dolci e lunghi.
Le sabbie invece, essendo più velocemente erodibili, originarono versanti ripidi e rilievi dai profili acuti e aspri. Questo ha permesso la genesi degli imponenti sistemi di calanchi.

30 mln di anni faformazione dei primi sedimenti di mare basso

da 27 a 12 mln di anni falunga fase profonda

da 12 a 6,3 mln di anni fadeposito di sedimenti limosi di mare meno profondo

10 milioni di anni favariazione delle spinte crostali con emersione dei primi rilievi

6 milioni di anni facrisi di salinità del Messiniano con l'evaporazione del mar Mediterraneo a causa della chiusura dello stretto di Gibilterra

5,3 milioni di anni faritorno del mare pliocenico

2,5 milioni di anni fadefinitivo ritiro del mare dal Piemonte verso l'attuale Pianura Padana

sfondo nero
Ghiaia
Ghiaia
Sabbia
Sabbia
Limo
Limo
Argilla
Argilla
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Triangolo della tessitura

Composizione percentuale delle particelle terrose che costituiscono il suolo in relazione alla diversa granulometria (sabbia, limo, argilla)

In base alla composizione, alla conformazione degli strati e all’epoca in cui si sono originati sono state distinte le diverse formazioni geologiche.

  • La più antica è la Formazione di Molare, costituita dai primi depositi di mare basso e barriere coralline che diedero inizio alla storia del Bacino. Si tratta di sabbie e areniti ricchissime di fossili e minerali magnesiaci che gli conferiscono un tipico colore verdastro.
  • La Formazione di Rocchetta, costituita quasi esclusivamente da marne scagliose che indicano un veloce approfondimento del Bacino. La F. di Rocchetta è caratteristica in quanto genera il tipico paesaggio a calanchi visibile soprattutto in una fascia che va dalla valle della Bormida di Spigno fino a Tagliolo Monferrato.
  • Le Formazioni di Monesiglio, Cortemilia, Cessole, Cassinasco, Murazzano, Lequio sono un’importante serie che rappresenta il volto più tipico e riconoscibile dell’Alta Langa: una imponente sequenza di strati caratterizzati da un’alternanza di marna e sabbia o arenaria.

La ciclicità marna-sabbia è legata al clima dell’epoca che alternava fasi siccitose a umide e piovose: gli strati marnosi indicano fondali tranquilli in cui si decantavano limo e argilla, quelli sabbiosi invece sono stati generati da frane sottomarine che portavano la sabbia costiera in profondità soprattutto durante le fasi piovose, in cui i fiumi scaricavano in mare molti detriti. Questa sequenza è così importante e studiata che il periodo centrale in cui si è formata è stato battezzato Langhiano e va da 16 a 13,8 milioni di anni fa.

Tutte mostrano un certo contenuto di sabbia, ma con una variabilità significativa tra loro. Durante il Langhiano nelle colline prossime a Ceva si è depositata una formazione che si discosta parzialmente dalle altre, le Marne di Paroldo. Il nome indica infatti una prevalenza assoluta degli strati di marna a discapito della sabbia, che si traduce in suoli limosi, molto interessanti per le espressioni più concentrate nei vini e per il microclima fresco grazie alla prossimità delle Alpi.

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Pietra Langa
Pietra di Langa, areniti compatte - Bossolasco
Marne
Marne di Sant'Agata - Monforte d'Alba
Calanchi
Calanchi della Formazione di Rocchetta - Roccaverano
Formazione Cortemilia
Formazione di Cortemilia - Cortemilia

Le formazioni più recenti, che hanno inizio con la fase di declino del Bacino e terminano con depositi legati ai fiumi, quando il mare era ormai lontano. Si tratta delle Marne di Sant’Agata Fossili, della Formazione della Vena del Gesso, delle Argille Azzurre, delle Sabbie di Asti, del Complesso Villafranchiano e dei terrazzi fluviali. Tutte queste formazioni sono distribuite nelle zone collinari alle quote più basse del territorio della Denominazione.

  • Nell’Albese compare una piccola formazione costituita quasi esclusivamente da sabbia: le Arenarie di Diano, originatesi nel periodo Tortoniano.
  • Le Marne di Sant’Agata Fossili sono costituite prevalentemente da strati marnosi e quindi i suoli che generano sono essenzialmente composti da limo.
  • La Formazione della Vena del Gesso è molto caratteristica per alcune peculiarità geologiche: si tratta infatti di strati di marna simile ai precedenti, ma intercalati da bancate di cristalli di gesso (solfato di calcio CaSO4) depositati quando il Mediterraneo ebbe una fase di asciugatura quasi totale, 6 milioni di anni fa, durante il periodo Messiniano.
  • In tempi più recenti si sono originate le Argille Azzurre anch’esse una formazione marnosa, ma caratterizzata da un contenuto pressoché identico di sabbia, limo e argilla.
  • L’ultimo atto del mare piemontese lo troviamo nelle Sabbie di Asti: depositi di spiaggia e di mare basso che hanno generato accumuli di sabbie molto fini, al limite con la granulometria del limo. Questo le distingue nettamente dalle sabbie dell’Alta Langa, più grossolane. I suoli sono sabbiosi e quindi leggeri, ma al contempo capaci di trattenere una certa quantità di umidità in profondità. Le colline qui risentono di una veloce erosione con versanti ripidissimi e sommità acuminate.
  • 2,5 milioni di anni fa si chiude il ciclo del Bacino Terziario Piemontese. Ora al posto del mare troviamo già colline e pianure paludose in cui si depositarono ghiaie e sabbie fluviali, poco o nulla calcaree, di colore rosso. Siamo nelle formazioni più recenti che appartengono al cosiddetto Complesso Villafranchiano e ai Terrazzi Fluviali: suoli ricchi di argilla, tendenzialmente acidi o appena neutri, ricchi di ciottoli arrotondati. Sono presenti ai margini nord-orientali della Denominazione.

I suoli di origine cristallina

Si tratta di rocce di tipo alpino e appenninico, presenti ai limiti sud-orientali della zona, appartenenti al gruppo delle rocce metamorfiche (che hanno subito un seppellimento a elevatissime profondità nella crosta terrestre). Sono molto più antiche di tutte quelle viste finora e comprendono tipologie diverse: basalti, serpentiniti, gabbri, graniti, dolomie e scisti.

Ad oggi ospitano raramente la vigna, ma potrebbero rappresentare una nuova sfida per chi volesse sperimentare terreni che potrebbero riservare interessanti sorprese.

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Serpentiniti - Cartosio
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Basalti - Valle Erro

La viticoltura dell’Alta Langa

Alta Langa Viticoltura

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