La storia
01Origini
02Sviluppo
03Pinot in piemonte
04Enologia d'avanguardia
05Case spumantiere
Le origini e lo sviluppo del metodo classico in Piemonte
Le origini e lo sviluppo del metodo classico in Piemonte
Da un saggio diPierstefano Berta e Giusi Mainardi
I fattori chiave
All’inizio del 1900 il Piemonte si configurava come l’unica importante realtà italiana in grado di produrre spumanti d’eccellenza, idonei a essere presentati sul mercato di alta gamma, italiano ed estero. Lo spumante piemontese era presente alle grandi Esposizioni internazionali dell’epoca, figurando ad esempio alla mitica Esposizione Universale di Parigi del 1900. La sua qualità gli permetteva anche di essere presente in momenti prestigiosi e di avere l’onore di essere servito nei banchetti ufficiali della corte del Regno d’Italia.
L'avventura della nascita e dell'evoluzione dello spumante in Piemonte è lunga, complessa, variegata e costellata da personalità eccezionali.
Se si vogliono identificare i concetti chiave, si possono essenzialmente identificare con elementi fondamentali quali: competenza tecnica, strutture dedicate, disponibilità economica, conoscenza dei mercati e capacità gestionale. Questi risultati, ottenuti nel corso del 1800, sono stati poi trasmessi e diffusi durante il 1900 alle altre regioni vitivinicole italiane che, anche grazie al lavoro pionieristico dei primi produttori piemontesi, hanno potuto creare a loro volta prodotti originali e innovativi, giungendo a comporre l’ampia tavolozza attuale, dalle molte nuances, degli spumanti metodo classico.
L’antica passione piemontese per le bollicine 1500-1800
Il vino effervescente piemontese era ben conosciuto dal XVII secolo. È quindi con una naturale continuità che questa regione prende in seria considerazione la grande innovazione enologica francese che avviene all’inizio del 1800: la creazione di un nuovo metodo di produzione dello spumante, “la méthode Champenoise”, che compare appunto in Champagne tra fine 1700 e inizio 1800.
Si apre così la storia piemontese di quello che oggi in Italia chiamiamo “metodo classico”.
I primi passi dello spumante piemontese 1830-1840
Linea di sboccatura e confezionamento spumante – archivio f.Lli gancia
Nota di corte savoia degustazione champagne – archivio di stato torino
Fra il 1700 e il 1800 succede qualcosa che segnerà profondamente la storia del vino spumante. Si modifica in modo importante il procedimento di decantazione, applicando il remuage e il dégorgement. Il vino perso in quest’ultimo passaggio è rimpiazzato da una liqueur d’expédition composta con vino, zucchero ed eventuali distillati.
Il “nuovo” Champagne, limpido, stabile, di qualità costante, più o meno dolce sulla base del gusto dei clienti, arriva a impreziosire i pranzi delle persone più agiate e diventa un simbolo di elevato stato sociale. Le Corti europee si fanno un vanto di consumarlo e di offrirlo. Anche in Piemonte, la ben fornita Cantina di Corte di Casa Savoia si rifornisce di costose bottiglie di Champagne.
Il Piemonte coglie il fascino e le opportunità offerte dalla produzione di questo nuovo tipo di vino, candidandosi come regione di elezione per i primi esperimenti di vinificazione con lo “stile dello Champagne”.
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La prima Produzione d’élite 1840-1860
Per produrre uno spumante di alta qualità, di produzione costosa, di élite, si devono unire insieme diversi elementi: importanti risorse economiche necessarie per l’avviamento dell’iniziativa, cantine a temperatura costante adatte all’affinamento dello spumante metodo classico, attrezzature specifiche e materiali dedicati, competenze tecniche approfondite e personale specificamente formato.
Questi elementi si trovano per la prima volta riuniti in un luogo preciso e in un momento ben determinato: il luogo è il “Tenimento di Polenzo” di proprietà del re Carlo Alberto; il periodo è il decennio tra il 1838 e il 1848.
Carlo Alberto e il suo intendente, il Conte di Castagnetto, decisero di razionalizzare la produzione del vino dei possedimenti reali, costruendo una struttura centralizzata che sarebbe stata gestita con criteri economici moderni per la sperimentazione di pratiche colturali ed enologiche, l’Agenzia di Pollenzo. Uno degli obiettivi di questo innovativo progetto era di produrre vini di alta gamma, idonei a essere serviti alla tavola reale, ma anche destinati alla vendita al pubblico, e in grado di viaggiare in modo da poter essere commercializzati e proposti anche all’estero.
La gestione tecnica della cantina fu affidata al Generale Paolo Francesco Staglieno, ben noto esperto di vinificazione. Staglieno si cimentò con un’impegnativa richiesta di Carlo Alberto: la produzione di uno spumante che fosse alla pari dello Champagne.
Nel 1843 il Generale Staglieno dopo aver instradato i lavori lasciò la direzione della cantina di Pollenzo, ma si continuarono le produzioni che lui aveva iniziato e, specificamente per la produzione dello “Champagne del Re”, si pensò alla necessità di poter disporre di cantine particolari totalmente interrate, rispondenti alle caratteristiche che si erano dimostrate fondamentali in Francia per lo Champagne. Nel 1846 si avviò così la realizzazione della cantina “Moscatello” presso Santa Vittoria d’Alba, una delle 4 tenute che afferivano al Tenimento di Polenzo. La struttura scavata interamente sotto la collina e composta da diverse gallerie divenne presto operativa, tanto che nel 1849 ospitava già 40.000 bottiglie di metodo classico in affinamento.
Lo stabilimento negli anni successivi passò sotto la gestione dell’affermata Casa Cinzano, che lì stabilì la propria sede. Insieme al Vermouth di Torino proseguì e ampliò la produzione del metodo classico, al tal punto da arrivare a rappresentare negli anni 70 dell’Ottocento il principale stabilimento produttivo di tutta la provincia di Cuneo.
Cesare trabucco conte di castagnetto
Real podere di pollenzo - etichetta vino spumante
Il ruggente decennio delle grandi società enologiche 1860-1880
La pionieristica attività iniziata da Carlo Alberto aveva testimoniato la necessità di ingenti capitali, strutture e competenze tecniche per avviare con successo la produzione su grande scala di metodo classico. Elementi difficili da riscontrare nelle attività vitivinicole dell’epoca ancora di modeste dimensioni.
L’idea che prese forma e venne realizzata dopo il 1860 fu la creazione di grandi società enologiche, sostenute da fondi investiti da molti soci.
Queste realtà, singolarmente o congiuntamente, nel decennio 1870-1880: realizzarono grandi strutture produttive, presentarono i loro spumanti alle fiere internazionali, ricevettero medaglie alle esposizioni, ebbero splendidi bilanci con dividenti stupefacenti… ma poi si dovettero confrontare con un problema essenziale che risultò invalicabile: la mancanza di uno sbocco strutturato al mercato.
Con gli anni 1880 queste società chiusero i battenti. Non tutto però andò perduto, al contrario: le competenze tecniche acquisite nel febbrile decennio si svilupparono e si diffusero.
I cavalieri dello spumante 1880-1900
A partire dal 1880 comparve sulla scena una nuova classe di imprenditori. Conoscitori dei mercati e aperti alle innovazioni, grazie al Vermouth di Torino erano divenuti in grado di investire importanti capitali nella creazione di grandi aziende, con macchinari moderni, ampliamento delle linee di imbottigliamento e confezionamento, reti commerciali estese in una incredibile quantità di Paesi.
Carlo Gancia, Alessandro Martini, Arnaldo Strucchi, Giovanni Boschiero, Alberto Contratto, Enrico Cora, Emiliano Cinzano, Domizio Cavazza… sono loro i moderni “cavalieri” dello spumante, i paladini di un’epica tutta piemontese che disegna la storia dello spumante metodo classico.
Le Cattedrali sotterranee di Canelli
Canelli, città simbolo dell’enologia piemontese, possiede un singolare patrimonio di architettura enologica. Nel sottosuolo della cittadina si snodano, su diversi livelli, più di venti chilometri di cantine scavate nel tufo. Lunghi corridoi freschi, silenziosi, appena illuminati si inseguono sotto le volte a botte, a vela, a voltina. Qui, alla temperatura costante di 12-14 gradi, si custodiscono e si portano al giusto grado di evoluzione e di invecchiamento i più pregiati spumanti canellesi.
A fine 1800 infatti prese avvio una significativa produzione di vino spumante rifermentato in bottiglia in due versioni: il dolce “Moscato Champagne”, ottenuto partendo dall’omonima varietà Moscato bianco assai diffusa sulle colline del circondario, e il secco “Champagne Italiano” che invece prevedeva principalmente l’utilizzo di uve Pinot.
Grandi ditte spumantiere canellesi legarono a questi prodotti la loro fama e il loro successo internazionale: Bosca, Contratto, Coppo, F.lli Gancia e Riccadonna
A partire dal 1900 le cantine di Canelli diventarono “cattedrali sotterranee” nelle quali si elaboravano bollicine pronte a partire verso i quattro angoli del mondo.
Queste storiche cantine dal 2014 sono state dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nell’ambito dei “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” e continuano a custodire numerose bottiglie di metodo classico sotto il nome Alta Langa DOCG.
Il Pinot in Piemonte
Emilio Balbo Bertone di Sambuy
Giovanni Boschiero
Carlo Gancia
Secondo le testimonianze ottocentesche, il primo in assoluto a introdurre il Pinot nero in Italia fu il generale, marchese Emilio Balbo Bertone di Sambuy, che lo aveva impiantato nei primi decenni del 1800, nelle sue terre di Lesegno, vicino a Mondovì.
Qualche tempo dopo fu il francese Louis Oudart, commerciante di vini e consulente in Piemonte, a realizzare dei vigneti di Lesegno, vicino a Mondovì. Qualche tempo dopo fu il francese Louis Oudart, commerciante di vini e consulente in Piemonte, a realizzare dei vigneti di Pinot nero in diverse proprietà nell’area cuneese; alcuni di questi erano segnalati per la loro entità.
Nella provincia di Torino, il Pinot era coltivato dal commendator G. Rho nella zona di Pinerolo, dall’avvocato Melano nei suoi vigneti di Rivoli, dall’avvocato Luigi Giordan a Chieri. Il conte Luigi Provana di Collegno coltivava a Cumiana, in proporzioni rilevanti, il “Pinot bianco Chardonay” (sic), apprezzandolo per la costanza della produzione e specialmente per la qualità.
Nelle zone di Alessandria e di Asti, i primi a impiantare dei vigneti a Pinot furono Giovanni Battista Panizzardi di Castelnuovo Scrivia e l’astigiano Giovanni Boschiero. Il Cavalier Boschiero, emerito esperto di enologia, giudice dei vini presentati nelle fiere internazionali, produceva egregiamente diversi tipi di vino. Le cantine di Boschiero erano prese a modello e nel 1883 contenevano ben 60.000 bottiglie di spumante, tipologia per la quale venne anche premiato con la “prima medaglia per gli spumanti” al Congresso Agrario di Alessandria del 1883.
Considerando questo felice esperimento, Carlo Gancia con la ditta Fratelli Gancia e C. di Canelli iniziò a interessarsi a questo vitigno e vista la sua buona riuscita, incoraggiò la coltivazione del Pinot anche fra i viticoltori del circondario di Canelli. Lo stabilimento vinicolo Gancia divenne così il principale acquirente di uve Pinot dei colli di Asti, Canelli e Neive.
Lo sviluppo della produzione dello spumante in Piemonte e in particolare il grande successo della ditta Gancia determinarono i destini del Pinot anche fuori dall’attuale Piemonte e in particolare nell’Oltrepò Pavese, area lombarda confinante che fino all’Unità d’Italia aveva fatto parte degli Stati Sardi.
Piemonte docet: Nascita e diffusione Di una nuova enologia
Trattato enologico - p.F. Staglieno ii edizione torino, 1837
Un altro segno importante del ruolo del Piemonte fu, tra l’altro, la creazione di Stazioni Enologiche sperimentali, la fondazione nel 1881 della storica “Regia Scuola per la viticoltura ed enologia” intitolata poi a Umberto I e la nascita di un’editoria specificamente dedicata alla viticoltura e all’enologia.
L’apporto di tecnici geniali e il ruolo essenziale della pubblicistica specializzata fecero sì che il Piemonte nella seconda metà del 1800 diventasse per tutta Italia la fonte più autorevole e fidata anche per la comunicazione delle conoscenze sui metodi di produzione dello spumante.
(1773 - 1850)
Paolo Francesco Staglieno
Fu individuato prima dal conte Camillo Benso di Cavour come enologo curatore della cantina di Grinzane, per poi arrivare a servire re Carlo Alberto assumendo la direzione delle cantine private di Casa Savoia presso il Regio Tenimento di Pollenzo.
(1849 - 1893)
Ottavio Ottavi
Scrisse nel 1878 il libro I vini di lusso, vermouth e aceti dove, parlando dei vini di lusso, illustrava in dettaglio come produrre lo spumante secondo il “metodo Champagne”, il metodo classico, appunto
(1860 - 1917)
Edoardo Ottavi
Fu lui a chiamare a Casale Monferrato Arturo Marescalchi, che era allora docente alla Scuola Superiore di Conegliano. Il binomio Ottavi-Marescalchi divenne famoso per la quantità e la profondità dei lavori condotti, fra i quali ebbe grande diffusione il Vademecum del commerciante di uve e di vini in Italia, pubblicato a Casale nel 1897.
(1869 - 1955)
Arturo Marescalchi
Si interessò agli spumanti e comprendendo l’importanza di uno specifico assaggio per questa tipologia, presentò in un suo libro dal titolo La degustazione e l’apprezzamento dei vini (1920) alcune linee guida per la loro degustazione.
(1860 - 1924)
Federico Martinotti
Nel 1895 depositò a Torino il brevetto per un apparecchio a lavorazione continua dei vini spumanti, tecnologia che qualche anno dopo avrebbe rivoluzionato la spumantistica con il nome di “metodo Charmat”.
(1853 - 1913)
Arnaldo Strucchi
Formalizzò in modo strutturato la piramide qualitativa che avrebbe costituito anche in seguito la base della caratterizzazione degli spumanti italiani.
(1868 - 1954)
Alberto Contratto
Titolare dell’omonima celebre azienda vinicola canellese, nel 1923 propose la suddivisione degli spumanti in tre gruppi:
- GRUPPO 1 | SISTEMA CLASSICO DEI VINI DI CHAMPAGNE
Si possono definire: “Gran Spumante” indicando “Fermentazione naturale.” - GRUPPO 2 | SPUMANTI LAVORATI CON SISTEMA MISTO
Cioè gli spumanti che subiscono la rifermentazione in bottiglia, poi la filtrazione; oppure gli Spumanti dalla “fermentazione naturale in grandi recipienti”. - GRUPPO 3 | SPUMANTI ARTIFICIALI, GASATI
Ossia con l’addizione di anidride carbonica.
- GRUPPO 1 | SISTEMA CLASSICO DEI VINI DI CHAMPAGNE
L’era delle case spumantiere 1900 - 1960
Nei primi decenni del 1900, l’immagine di questi vini acquisisce sempre più rinomanza e prestigio. Si vedono comparire anche in importanti menù ufficiali della Corte di Savoia. Le Case investono inoltre nella promozione del prodotto e nel consolidamento dei marchi aziendali presso i consumatori creando iconici manifesti pubblicitari.
Si assistette a un forte sviluppo dei marchi aziendali, differenziati a seconda della filosofia di produzione e dei mercati da raggiungere
Con gli anni Sessanta però prendono forma nuovi contesti sociali, politici, normativi ed economici.
Una grande svolta avvenne infatti nel 1963, quando venne istituita la “Denominazione di Origine Controllata”con il decreto-legge del 12 luglio 1963, n. 930.
Questa legge creò una nuova classe di vini, i vini DOC, che vennero considerati immediatamente da tutti come superiori a quelli generici, senza questa “Denominazione”.
Questa situazione generale pone i vini spumanti piemontesi rifermentati in bottiglia in una posizione problematica: devono continuare a presentarsi sul mercato con il puro marchio aziendale e l’indicazione “metodo classico”, oppure è più opportuno seguire la strada del marchio collettivo, oppure la via della Denominazione di Origine? In quest’ultimo caso, sarebbe stato meglio utilizzare la DOC “Piemonte”, oppure ipotizzare un’area più ristretta e la determinazione di regole di produzione specifiche? La nascita e le conquiste della denominazione Alta Langa rappresentano la risposta a queste domande.
Dopo diversi anni di studi su vitigni, terroir, sperimentazioni enologiche, nel 2001 viene fondato il Consorzio Alta Langa e nel 2002 arriva l’ambito riconoscimento della DOC “Alta Langa”.
Nel 2011 viene infine attribuito l’importante riconoscimento della DOCG “Alta Langa”, raggiungendo così il vertice della piramide qualitativa.
Gli anni ’90, il progetto spumante e la nascita della denominazione
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